C’è una bellissima similitudine che usa Epitteto nei suoi Discorsi quando parla del concetto di progredire nella sua filosofia. Che poi era più una pratica di vita.
Quando ho incontrato lo stoicismo sulla mia strada, avevo letto tanto: filosofie, religioni, esoterismi, tradizioni popolari, leggende, favole e fiabe, stornelli, haiku e koan. Tanti gialli, ma questa è forse un’altra storia.
Quello che mi ha colpito è stato l’aspetto pratico che questa filosofia – che è lontana dalle speculazioni dell’Accademia, – aveva già duemila anni fa.
Epitteto parla di chi si vanta di aver letto Crisippo (uno stoico del periodo ellenistico, vissuto qualche centinaio di anni prima) e dice che il progresso nella virtù non sta nelle letture, ma nel come le usi e soprattutto nel risultato pratico che hanno nella vita di tutti i giorni.
Questo mi ha incantato. Lo stoicismo è un framework per una vita serena, per una condotta decente adatta a un mondo imperfetto, ma non senza senso.
La similitudine, già!
Eccola.
Quando incontri un atleta, per esempio, e gli chiedi di mostrarti le sue spalle… lui non è che ti può dire: guarda i miei manubri!
No, non si giudica il progresso di un atleta dai pesi che utilizza, ma dal risultato che ha avuto l’esercizio con quei pesi.
Così dovrebbe essere il filosofo. Nel senso che intendono gli stoici tutti possiamo essere filosofi. Nell’ellenismo, per ‘filosofo’ s’intende il praticante della filosofia, il ‘progredente’. Non sono i libri che riesci a leggere a definirti, ma sempre le tue azioni. Cosa te ne fai di quei libri.
Quante persone conosco che si vantano delle proprie letture dei Vangeli e poi nella pratica assomigliano più a Ponzio Pilato che a Gesù Cristo.
Eppure c’è un libro all’inizio di tutto lo stoicismo, e c’è una libreria.
Riguarda la leggenda di Zenone di Cizio, il fondatore dello stoicismo.
Ne ho parlato nella prima serie del mio podcast.
Ci sarà una seconda stagione di The story man. Arriverà in autunno, e sarà speciale. Almeno per me.
Intanto, vi auguro di essere pratici. Ad maiora.